domenica 29 novembre 2009

PERCHE' E' COSI' IMPORTANTE ESSERE VERDI?

L’ambiente oggi

Secondo le stime dell’Ipcc (1990), l’aumento di temperatura a cui stiamo assistendo negli ultimi anni porterebbe a un innalzamento del livello del mare di 8-29 cm entro il 2030 e di un metro entro il 2100. Tutto questo a causa dello scioglimento dei ghiacci, dell’alterazione delle precipitazioni e della dilatazione termica delle molecole di acqua. Le conseguenze di questo evento comprendono l’inondazione permanente di centinaia di chilometri quadrati di costa bassa tra l’Oceano Atlantico e la costa del Golfo del Messico.
Il valore economico di questo danno è stato stimato tra US$ 42 e 75 miliardi. Più di 90 milioni di persone in Cina, Bangladesh ed Egitto rischiano di ritrovarsi senza tetto, spese ingenti saranno prese per costruire costose misure di ingegneria (vd. Tokyo, Venezia, NY, Miami), moltissime isole basse soprattutto nel Pacifico rischiano di inabissarsi per sempre. L’aumento dell’evaporazione conseguente all’innalzamento delle temperature porterà con sé anche un aumento dei fenomeni climatici. A seguito di questi possibili cambiamenti si è sollevato l’interesse internazionale nei confronti della salute dell’ambiente (definizione transcalare delle catastrofi).
Una ricerca Ecodeco (www.ecodeco.it, Lombardi, 1997) sulla preoccupazione per l’ambiente e sulla fiducia nel futuro riporta il livello d’interesse della popolazione mondiale ai problemi ambientali: l’indice di preoccupazione rilevato mostra che il 43% del campione è seriamente preoccupato, il 49,1% è mediamente preoccupato, mentre solo il 7,9% è poco preoccupato. Per quanto riguarda l’indice di fiducia per il futuro dell’ambiente solo il 15,5% è seriamente preoccupato rispetto al 66% che lo è a livello medio, mentre il 18,5% è poco preoccupato.
La preoccupazione per l’ambiente sembra essere trasversale ai diversi sistemi sociali, ossia tra paesi in via di sviluppo e paesi industrializzati. L’indagine Gallup del 1993 indica tra i paesi più preoccupati Canada, Portogallo, Filippine e Nigeria. In realtà, approfondendo l’indagine, si scopre che esiste una certa variazione tra i valori medi e i valori alti: i paesi industrializzati tendono a concentrarsi su un livello di preoccupazione alto, mentre i paesi in via di sviluppo hanno un atteggiamento di livello medio.
Nuovi concetti del linguaggio mediatico e politico, quali «sviluppo sostenibile» e «impatto ambientale», sono nati allo scopo di migliorare la relazione delle imprese e della collettività con la natura al fine di raggiungere «l’equità sociale, l’efficienza economica e l’integrità dell’ecosistema» . Il rapporto Brundtland del 1987 definisce lo sviluppo sostenibile «uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri» . Le dimensioni della sostenibilità risultano essere sei: economica, sociale, ambientale, geografica, demografica, culturale. La vastità delle componenti toccate dimostra che il lavoro di “restauro” dell’ambiente coinvolge l’intera comunità internazionale a tutti i suoi livelli.
Uno sforzo in questa direzione è rappresentato dal lancio del Millennium Project, che prevede la realizzazione di 10 goals finalizzati al raggiumento dello sviluppo sostenibile in tutte le sue dimensioni. Tra queste trova spazio anche la sostenibilità ambientale, che corrisponde al Goal numero 7: «Ensure Environmental Sustainability» . Il punto in questione prevede il raggiungimento di dieci obiettivi , tra cui la prevenzione di fronte ai cambiamenti climatici. Il rapporto inoltre riconosce come causa delle mutazioni ambientali l’attività umana e in particolare l’attività industriale dei paesi avanzati, mentre identifica i paesi più poveri e in via di sviluppo come principali vittime dei fenomeni catastrofici scatenati dall’inquinamento e dal consumo eccessivo di risorse naturali.
La temperatura del pianeta è cresciuta notevolmente negli ultimi cento anni. I parametri spazio-temporali d’incidenza delle precipitazioni sono cambiati, così come si è assistito ad un’innalzamento del livello del mare globale. Questi fenomeni sono alla base della crescita del rischio di inondazioni, scomparsa degli atolli, epidemie (a conseguenza della bassa produttività agricola, della scarsità crescente di acqua, e degli squilibri sull’ecosistema apportati dai cambiamenti climatici) .
Le diverse tappe internazionali per la promozione ambientale corrispondono alle rispettive conferenze tenutesi negli ultimi trent’anni .
La percentuale delle crisi ambientali nell’ultimo secolo è salita vertiginosamente. In corrispondenza a ciò, negli ultimi vent’anni la percentuale di morti durante catalismi è scesa circa del 30%, mentre il numero di persone colpite è aumentato del 59%. La diminuzione delle perdite è certamente da ricondurre al miglioramento delle vie di comunicazione e della tecnologia impiegata nello studio meteorologico. Tuttavia l’assenza di diritti umani, opportunità economiche e il processo globale di differenziazione sociale fa sì che il numero delle persone affette cresca negli anni.
L’impatto del libero mercato sulla povertà e sui gruppi marginalizzati dalla società è il primo problema da risolvere per ridurre l’impatto delle crisi sulla popolazione. Spesso le catastrofi ambientali rischiano di sommarsi a conflitti interni e interagire con loro in vari modi. Le situazioni di guerra contribuiscono ad aumentare la vulnerabilità sociale della popolazione, possono interferire con la concessione e l’invio di aiuti umanitari, e rendono impossibile l’adozione di sistemi di prevenzione per i cataclismi (ad esempio provocando la distruzione di infrastrutture destinate al soccorso, alla prevenzione e all’informazione).

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